Chi ha paura di essere abbandonato vive nel timore e di solito questo stato d’animo è associato alla sensazione che le persone importanti siano instabili o non affidabili.
Questo si associa all’incapacità di poter prendere in considerazione l’idea che le relazioni possano finire, che l’altro possa allontanarsi, o addirittura lasciarci.
Così, ogni comportamento della persona sarà orientato al mantenimento della relazione, magari nella convinzione che questo significhi “amare”.
Chi soffre per la paura dell’abbandono mette in atto continui paragoni fra sé e le persone che lo circondano, svalutandosi e convincendosi che presto verrà abbandonato e sostituito dal partner con qualcuno migliore.
Le strategie disfunzionali che, spesso, vengono messe in atto per superare la paura dell’abbandono sono 3.
1. L’evitamento
Evitare di legarsi sentimentalmente con qualcuno è una strategia disfunzionale.
Mi spiego meglio.
Molte persone che soffrono per la paura dell’abbandono, in effetti, tendono a condurre una vita piuttosto solitaria: pochissime storie serie, partner frequentati per un tempo davvero ristretto. In generale sembrano non essere mai riuscite ad entrare davvero in intimità e profondità con qualcuno.
Altri esempi sono: mostrarsi indifferenti verso il partner, poco attaccati o poco affettuosi.
Questi sono tutti evitamenti perché sono mirati a evitare di sentire l’ansia dell’abbandono, dicendo a se stessi: “Se non mi lego, non soffrirò quando la storia finirà”.
Ma questa credenza che ha lo scopo di mettere a tacere la paura dell’abbandono, in realtà la rinforza! Incredibile, vero?
Eh sì…questo accade perché quando si gestisce la relazione con distacco, si tende a deprivare emotivamente il partner che, sentendosi non amato, potrebbe decidere a sua volta di distaccarsi, mantenendo viva la convinzione che le relazioni siano qualcosa che prima o poi produce un dolore insopportabile.
Un circolo vizioso di convinzioni che si autoalimentano!
2. Il controllo ossessivo
“Se controllo il mio partner, non potrà fare niente di male”
Vorrei darti ragione…ma non posso farlo.
Ed ora ti spiego perché.
Chi utilizza il controllo può mostrarsi estremamente possessivo, per esempio aggredendo chiunque possa minacciare la relazione.
Lo scopo di questo comportamento controllante è impedire l’insorgere della paura dell’abbandono o l’abbandono vero e proprio
Ma anche questi comportamenti, come l’evitamento che abbiamo visto nel post di ieri, finiscono per mantenere viva e sempre presente la sensazione che, prima o poi, qualcosa di brutto succederà e quindi bisogna stare sempre in guardia.
Oltre a questo, anche in questo caso è possibile che il partner decida davvero di porre fine alla relazione, sentendosi ipercontrollato e non creduto.
Una profezia che (purtroppo) si auto-avvera!
3. La resa dei conti
“Se gli mostro come mi fa sentire ciò che fa, smetterà di farlo e migliorerà”
Il classico esempio è la “scenata” di gelosia.
In generale nei comportamenti di resa rientrano tutte quelle azioni che hanno lo scopo di rendere giustizia alla propria paura dell’abbandono: comportarsi da abbandonati per di convincere l’altro a far cessare l’abbandono, vero o presunto che sia.
Lo scopo è, come abbiamo visto negli altri post, fare di tutto per mettere a tacere la sensazione di essere abbandonati.
Anche i comportamenti di resa dei conti, però, tendono a produrre dei risultati scadenti.
Infatti, il partner, a lungo andare, potrebbe scocciarsi di queste scenate, potrebbe avere difficoltà a comprenderne il senso e contenere le tue azioni.
Inoltre, la paura dell’abbandono, anche se verbalizzata ed espressa al partner, tenderà a rimanere stabile, essendo queste delle azioni che confermano l’idea che l’altro sia sempre lì, lì per abbandonarci.
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Dott.ssa Valeria Campinoti
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Bibliografia
Cabras E., Saladino V. (2019). La dipendenza affettiva. Testimonianze e casi di manipolazione e violenza. Roma: Carocci Editore.
Secci E.M. (2015). I narcisisti perversi e le unioni impossibili. Youcanprint Self-Publishing