A: Sono triste.
B: Forse sei depresso?
A: Non mi va di fare niente…
B: Dai…datti una mossa!
No. La depressione non è tristezza. E non si risolve dandosi una mossa.
“Crisi depressive”, “depressione stagionale”, “depressione post-partum” sono solo alcune definizioni, molto utilizzate ai giorni nostri, per descrivere situazioni di disagio comuni.
Malattie che vengono diagnosticate con particolare frequenza, anche quando la persona che ne soffre ha in realtà altri problemi.
Oggi, la depressione sembra essere diventata la panacea di tutti i mali: probabilmente anche a causa della difficoltà nel definirla e, di contro, per la molteplicità delle definizione che hanno consentito di usare questo termine per un’ampia gamma di situazioni e comportamenti.
Qual è la causa della depressione?
Ciò che nel corso del tempo ha catalizzato l’attenzione di studiosi e ricercatori è di trovare la “causa prima” della depressione, forse perché, proprio per la sua natura, l’uomo ha bisogno di darsi delle spiegazioni, di dare un nome e un’origine a ciò che lo circonda, soprattutto se di difficile collocazione.
Come se, una volta capita la causa, ammesso che sia possibile, poi verrà da sé anche il rimedio.
In un’ottica di Terapia Breve, che si occupa non della “causa prima o profonda” di un problema, ma di quello che è il suo funzionamento, il cosiddetto “stato depressivo” si mantiene in virtù di come la persona si relaziona con se stessa, gli altri e con il mondo che la circonda.
Possono essere tanti i motivi che portano ad una depressione: la fine di una relazione, problemi sul lavoro, difficoltà economiche, un esame andato male, una condizione di vita che non avevamo programmato, la discrepanza fra ciò che volevano e ciò che realmente abbiamo.
La depressione, quindi, non viene concepita come una malattia, ma come una forma di disagio molto sofferta che si manifesta con tanti volti, tutti accomunati da uno stesso atteggiamento comune: la rinuncia.
La rinuncia è…il tentativo di soluzione, ma non è l’unico!
La persona depressa utilizza la rinuncia in tutte le aree della sua vita: famiglia, lavoro, amicizie, hobbies. Tende a non prendere decisioni e lasciare che tutto scorra passivamente, perché è convinta che ciò che la fa stare male sia immodificabile.
Tutto diventa estremamente pesante, difficile e faticoso e il rinunciare continuamente al tentativo di migliorare la propria vita rende il soggetto imprigionato nel ruolo di vittima.
Oltre alla rinuncia, altre due soluzioni inefficaci, ma molto utilizzate sono: delegare continuamente ad altri, farmaci, famigliari o partner, la responsabilità di farle stare bene e lamentarsi continuamente della loro condizione di sofferenza, o viceversa, chiudersi nel silenzio più totale.
Queste soluzioni non solo non risolvono il problema, ma lo peggiorano e lo mantengono in vita!
Cosa puoi iniziare a fare da solo per uscire dalla depressione?
Adesso sai che queste 3 soluzioni che apparentemente ti sembravano utili, in realtà non lo sono. Anzi, sono proprio queste stesse soluzioni inefficaci che mantengono il circolo vizioso in cui ti trovi.
Riconoscerle nel proprio comportamento è già un grande passo in avanti.
Se hai difficoltà a riconoscere in che modo metti in atto queste tentate soluzioni, ti suggerisco di rispondere a questa domanda:
Che cos’è che OGGI fai (o non fai) che continua a mantenere in vita il problema? Quali comportamenti, quali atteggiamenti, quali percezioni ti trattengono in queste sabbie mobili?
Uscire dalla depressione contando solo sulle tue risorse può essere difficile, ma non è impossibile.
Se ti rendi conto di aver bisogno di un supporto più concreto, rivolgiti ad uno Psicologo.
Insieme ci concentreremo su cosa, oggi, sta funzionando e come farlo funzionare ancora meglio, su quali sono quelle cose hai già fatto, e magari continui a fare, che in qualche modo possono essere utili a risolvere il problema, una volta che saranno adeguatamente migliorate e potenziate.
La Terapia Breve, attraverso specifiche manovre e grazie all’utilizzo di tecniche molto concrete, permette di raggiungere degli importanti risultati già dalla prima seduta, anche online.
«Le avversità non le affrontiamo perché sono difficili, ma sono difficili perché non le affrontiamo». – Seneca
Bibliografia
Caputo, A. Milanese, R. (2017): “Psicopillole: per un uso etico e strategico dei farmaci”. Milano, Ponte alle Grazie.
Nardone, G. (2013): “Psicotrappole. Ovvero le sofferenze che ci costruiamo da soli: imparare a riconoscerle e a combatterle”. Milano, Ponte alle Grazie.
Yapko, M. D. (2002): “Rompere gli schemi della depressione”. Milano, Ponte alle Grazie.