Le 4 tipologie di dipendenza affettiva

Se pensi che la dipendenza affettiva riguardi soltanto
quella situazione in cui un partner non riesce a fare a meno dell’altro, sei
fuori strada.

Infatti, all’interno di questo quadro si inserisco almeno 4
diverse tipologie di relazioni, oltre alla definizione più classica di cui ti
parlavo poco sopra.

Quali sono queste tipologie?

1. La
passivo-dipendente:
Ti amo perché
ho bisogno di te

È la forma più conosciuta di dipendenza affettiva, dove la persona ha bisogno dell’altro per sentirsi in equilibrio, che non può trovare in se stessa e nelle sue risorse.

Il partner, per la persona passivo-dipendente diventa indispensabile per mettere a tacere tutti gli stati d’animo spiacevoli: ansia, angoscia, paura, rabbia, odio. L’altro è il regolatore della vita della passivo-dipendente: unica ragione per sentirsi vivi e eccitati.

La perdita, l’abbandono sono gli scenari più temuti: per
scongiurarli, allora, la persona si mette al servizio dell’altro, fino al punto
di mettere da parte se stessa, i propri interessi e spesso anche i propri
valori.

2. La co-dipendenza: “Grazie al mio amore guarirai

La co-dipendenza è quella condizione in cui una persona di
lega all’interno di una coppia, ad un partner che è in una stato di bisogno, di
necessità, che ha urgenza di esser aiutato e salvato.

Questa condizione di bisogno è l’elemento che caratterizza tutte le forme di legame co-dipendente.

Infatti, in queste relazioni, uno dei partner ha un problema, come ad esempio una dipendenza, e l’altro se ne fa carico come se fosse la sua missione nella vita, quindi con un elevato impiego di tempo ed energie devolute al suo aiuto.

Quindi, da una parte abbiamo un membro della coppia bisognoso di aiuto ed impaziente di riceverlo, dall’altra un partner che nutre in sé l’aspettativa illusoria di poterlo salvare e guarire grazie al suo intervento.

Se vuoi approfondire quest’argomento leggi
questo mio articolo

3. L’aggressivo-dipendente: “Ti odio, perché somigli a me

A differenza delle tipologie descritte sopra, in questo caso
non parliamo di una dipendenza nei confronti di un partner percepito come “il
salvatore” a cui aggrapparsi o che si vorrebbe salvare da una situazione
problematica, ma si ha una dipendenza rispetto al legame in sé.

 Il legame con il
partner viene vissuto come ultima spiaggia, come ripiego per poter mantenere una
qualche forma di relazione, partendo dal presupposto che non si può avere
qualcosa di meglio.

L’aggressivo-dipendente, quindi, piuttosto che affrontare i fantasmi della solitudine si accontenta di avere accanto una persona che non ama, non stima e non desidera, ma che almeno gli garantisce una relazione, una stabilità.

Attraverso questa forma di relazione l’aggressivo-dipendente trova un capro espiatorio su cui scaricare tutta la sua rabbia e frustrazione per i suoi fallimenti relazionali.

4. La contro-dipendenza: “Non ti amo e non ho bisogno di te

Chi sviluppa una contro-dipendenza ha “risolto” il proprio
tettore del rifiuto e dell’abbandono semplicemente facendo in modo di non
legarsi mai a qualcuno.

Nella maggior parte dei casi il passato di questa persona è
stato segnato da relazioni disfunzionali con figure di riferimento soprattutto
nell’infanzia: è dovuto crescere in fretta e nessuno si è occupato dei suoi
bisogni emotivi e relazionali. Tutto ciò ha sicuramente creato un grande vuoto
e una grande paura di essere rifiutati e abbandonati.

Il contro-dipendente mette in atto tutte le sue strategie
per negare e allontanare da sé questi sentimenti così destabilizzanti, che si
riaccendono ogni volta che entra in relazione con qualcuno. E così, per evitare
di farci i conti, colleziona relazioni superficiali e instabili, proprio per
non mettere a rischio l’equilibrio e la corazza che nel tempo si è costruito.

Le persone che sviluppano una contro-dipendenza possono
risultare fredde, ciniche, distaccate ed ostili rispetto alla richieste di
attenzioni o di affetto. Non percepiscono un vero dolore, ma nemmeno una vera
gioia. È come se le loro emozioni fossero congelate: non sente niente per se
stesso e né tanto meno per gli altri.

Una strategia che usa per mascherare questo “vuoto” di
emozioni è quello di dedicarsi eccessivamente a se stesso e alla propria
immagine, attraverso esibizionismo e grandiosità: un vero narcisista, che dipende dall’immagine di sé e dal suo pubblico per
sostenere e confermare la sua fragile autostima.

Ti sei riconosciuta in una di queste tipologie?

Ti senti insicura?
Hai paura dell’abbandono?

Ti senti
arrabbiata, frustrata e insoddisfatta?

Lascia un commento se hai o hai avuto delle esperienze
simili nella tua relazione e ti aiuterò a fare chiarezza e ad uscirne.

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Dott.ssa Valeria Campinoti

3339966573

info@valeriacampinoti.it

Bibliografia

Miller D. (2007). Donne che si fanno male. Milano: Feltrinelli Editore.

Spero che questo articolo ti offra nuovi spunti di riflessione.

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