Paura di morire, paura di avere una malattia, paura di sperimentare una sofferenza fisica.
Queste sono solo alcune delle diverse forme che l’ipocondria può assumere.
Anche se il tuo medico, il tuo partner, la tua famiglia ti dicono che non hai niente, tu non ti fidi e non ci credi, perché quel sintomo che senti è reale e proprio quando non ci pensi, lui si va sentire e ti ricorda che potresti avere una malattia, potresti stare per morire o che è solo l’inizio di un percorso di sofferenza e dolore.
Potrebbe essere un tumore, un ictus, un infarto, una malattia autoimmune, una malattia infettiva…potrebbero essere sintomi che confermano sempre la stessa diagnosi che ti sei fatto, oppure cambiare di volta in volta e farti pensare a più malattie.
La costante è sempre una: quel sintomo c’è ed è reale. Lo senti. Ogni giorno. Ed ogni giorno ti fa sempre più paura.
Per cercare di soffocare questa paura e non pensare costantemente che il tuo corpo sia schiavo di una malattia, ricorri a delle soluzioni che, senza rendertene conto, anziché risolvere il problema lo mantengono in vita e lo peggiorano.
Quali sono?
1. Controlli e ascolti costantemente il tuo corpo
Sei sempre attento ad ogni piccola variazione della pressione, del battito cardiaco, del suono che arriva alle tue orecchie o della forza che hai nei tuoi muscoli.
Ascolti, ti concentri e…cosa succede?
Che trovi conferma del fatto che c’è qualcosa che non va, perché mentre ascolti la tua pressione aumenta, il battito cardiaco accelera, il fischio nelle orecchie diventa sempre più forte e le tue gambe sempre più pesanti.
Perché?
Perché più cerchi di controllare, più perdi il controllo. Cercare, infatti, di controllare i parametri vitali o le funzioni corporee altro non fa che alterarle. Quindi, se passi tutto il giorno a controllare il tuo battito cardiaco, di fatto lo stai amplificando senza rendertene conto.
Ma da oggi lo sai: più controlli e più perdi il controllo.
2. Dr. Google e gli accertamenti
I controlli medici non sembrano mai sufficienti, neppure quando presentano risultati del tutto rassicuranti. Al contrario, si innesca una catena infinita di accertamenti e controlli che però non riescono a tranquillizzarti in nessun modo.
Per non parlare di Google…sai che circa il 46% delle persone che usano internet per cercare notizie sulla propria salute poi si fa un’autodiagnosi?
Lo consulti con l’intendo di trovare una spiegazione chiara e definitiva a ciò che stai provando. Ma il risultato è quello di sentirti ancora più confuso e spaventato, perché alla diagnosi che hai in mente, se ne sommano tante altre.
Ad esempio se ho paura di avere la sclerosi perché mi sento stanco e spossato, digiterò “sintomi sclerosi” su Internet e dr. Google confermerà i miei timori elencando “debolezza muscolare” e “stanchezza” tra i sintomi più frequenti.
Digitare per credere!
La tua convinzione di avere qualche malattie si rinforza, alimentando ulteriormente le tue difficoltà. E così Dr Google produce l’effetto conferma.
3. Mi sfogo…ma non mi passa!
In preda alla preoccupazione, cominci a parlarne con i familiari o gli amici pensando di poter così essere rassicurato.
Ti sei accorto, però, che questo sollievo dura poco?
In un primo momento, dopo aver parlato con qualcuno ti senti meglio, ti senti svuotato e più leggero. Ma…non è una sensazione che dura a lungo.
Dura fin quando il sintomo non fa di nuovo capolino.
Come può esserti utile la Terapia Breve?
Per superare l’ipocondria è opportuno recuperare il contatto diretto con il proprio corpo, senza per questo sostituirsi al medico e alla medicina. È qui che la Terapia Breve può venirci in aiuto per sconfiggere la paura e riportare l’asia entro un confine gestibile e non più patologico ed invalidante.
In che modo?
Bloccando in tempi brevi, anche in una seduta, quei comportamenti, quei pensieri e quelle sensazioni che non fanno altro che mantenere in vita il problema e peggiorarlo.
La Terapia Breve risulta molto efficace nel trattamento dell’ipocondria, attestando la percentuale di risoluzione completa del problema nell’89% dei casi trattati, intervenendo su “Quell’agente patogeno, mille volte più virulento di tutti i microbi: l’idea di essere malati” – (Marcel Proust)
Dr.ssa Valeria Campinoti
Psicologa
Terapia a Seduta Singola
Bibliografia
Nardone G. (2003), Non c’è notte che non veda il giorno. Ponte alle Grazie, Milano
Pini, V. (2011). Quelli che si “curano” via internet: una pratica in crescita in Italia. Repubblica.it